Archivio per: Editoriale del Presidente

Il giro di boa

ECCOCI all’ennesimo “giro di boa”: con la DGR XI/4811 del 31 maggio 2021, la Giunta regionale lombarda invia al Consiglio regionale le linee di sviluppo della Legge regionale 23/2015, che riformava la riforma determinata dalla Legge 31 del 1997 che, peraltro, era già stata riformata una prima volta dalla Legge regionale 33 del 2009… Eh, lo so, c’è da farsi venire il mal di testa… Non mi addentrerò nei contenuti della Delibera di Giunta, ma una cosa risalta anche a una prima lettura: le Aziende Socio Sanitarie Territoriali (ASST) guideranno contemporaneamente l’ospedale e il territorio (compresi i dipartimenti di prevenzione). Ci risiamo! Chi arriva al timone e sostituisce sulla tolda un precedente comandante viene preso da un’incoercibile pantoclastia. Sono anni che cerchiamo di svincolare il territorio dall’ospedale e non ci riusciamo e la nuova Giunta che cosa propone? Di rimettere insieme l’ospedale, il territorio e la prevenzione, facendoci ripiombare nel secolo scorso.

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Il tifone all’orizzonte

Il Capitano MacWhirr nell’indimenticabile “Typhoon” di Joseph Conrad intuisce perfettamente che di lì a poco si abbatterà una terribile tempesta sul Nan-Shan, il piroscafo di cui ha il comando. Tuttavia, pervicacemente, stolidamente (noi diremmo: in maniera gravemente imperita!), non fa cambiare la rotta e preferisce affrontare la furia del mare piuttosto che perdere tempo e seguire i consigli di Jukes, il suo Secondo.
Vedo l’inizio della campagna vaccinale anti-CoViD19 e mi pare di vedere il Nan-Shan che si avvicina pericolosamente alla tempesta che si profila all’orizzonte. I segnali premonitori ci sono tutti: la campagna per la vaccinazione antinfluenzale è stata un misto di enormi ritardi e incompetenza. Poi, contro la SARS-CoV2, si è partiti a vaccinare i medici dipendenti e convenzionati ma si sono trascurati i liberi professionisti e gli odontoiatri che, solo in un secondo tempo e dopo infinite insistenze, sono stati immunizzati.

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Più tutele e meno eroismo

Quando sento dire che i medici sono degli eroi, mi viene sempre in mente quella ballata di Bob Dylan (Hero Blues) in cui la sua ragazza vorrebbe che lui partisse per la guerra per andare a vantarsi con le amiche di avere un compagno “eroe”. Ma lui, saggiamente, osserva: “You need a different kind of man, babe; You need Napoleon Boneeparte; Well, when I’m dead; No more good times will I crave; You can stand and shout hero; All over my lonesome grave” [Hai bisogno di un differente tipo di uomo, ragazza, hai bisogno di Napoleone Bonaparte. Bè, quando sarò morto non desidererò più tempi migliori. Tu starai in piedi sulla mia tomba solitaria a gridare “eroe”].
Già dalla primavera, quando tutti ci chiamavano “eroi”, ho messo in evidenza alcuni problemi importanti che si sarebbero verificati di lì a poco. Uno di questi, prevedevo, sarebbe stato il problema della responsabilità medica. Ora siamo in autunno e ho già avuto notizia di diverse accuse (di solito ingiuste) di malpractice dirette contro medici ospedalieri o del territorio, in merito all’assistenza data a pazienti che si sono ammalati e/o sono deceduti per COVID-19. Perciò, anche in questo campo, la tempesta è annunciata e non vorrei mai profferire la celeberrima frase attribuita a Socrate: “Tanto tuonò che piovve”.

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L’autunno sta arrivando…

Giancarlo Buccheri, Nicola Cocucci, Gianfranco D’ambrosio, Carmela Laino, Roberto Mario Lovotti, Alberto Pollini, Guido Retta, Mario Ronchi, Gerardo Fabio Rubino, Alberto Santoro, Giovanni Stagnati, Carlo Vergani, Marzio Carlo Zennaro.

Questi nomi sono un pesante “J’accuse” che noi rivolgiamo a tutti, indistintamente: nazione, regione ed enti locali: sono i Medici e gli Odontoiatri milanesi deceduti per coronavirus. Oltre a questi Colleghi ce ne sono tanti altri che si sono ammalati.
Roberto Stella, presidente dell’Ordine dei Medici di Varese, è morto l’11 marzo 2020 a causa del coronavirus. Il 21 febbraio ero seduto al suo fianco, durante la riunione del Comitato Centrale a Roma. Abbiamo chiacchierato, parlato e riso assieme per diverse ore.

Ripenso a quel giorno: probabilmente si è contagiato subito dopo, probabilmente mi è andata bene, io non ve lo so dire. Il mattino in cui mi hanno comunicato la sua morte me lo ricordo ancora.

Domenica 23 febbraio ho mandato la prima lettera alla Regione Lombardia per raccomandare alcuni semplici interventi da fare …

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A futura memoria

Avevo già scritto l’editoriale sulla risposta che il Comune di Milano ha dato in merito ai pass che l’Ordine distribuiva ai medici in visita urgente. In pratica, con decisione unilaterale e comunicata solo dopo nostra richiesta di chiarimenti, ci è stato detto che questi pass non verranno più riconosciuti dal Comune. Dopo quanto è successo in merito all’epidemia da coronavirus, ho riscritto tutto. Come potete constatare, in questo incipit, ho intenzionalmente violato le regole di un buon articolo giornalistico. I “comunicatori”, infatti, suggeriscono di chiarire subito il tema e le coordinate spazio-temporale di ciò che poi si andrà a trattare. Ma l’ho fatto apposta, poiché penso che l’atteggiamento del Comune di Milano, espresso in tempi non sospetti e su un argomento che nulla ha a che fare con ciò che stiamo vivendo in questi giorni, la dica lunga su come le istituzioni considerino i medici e gli odontoiatri che operano negli ospedali e sul territorio!

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Son content come on ratt

L’Arcivescovo di Milano Monsignor Mario Delpini ha scritto una lettera ai medici per il 18 ottobre, giorno dedicato a San Luca Evangelista, patrono dei medici stessi. In questa lettera e nella video-intervista che l’accompagna (entrambe pubblicate sul nostro sito e su www.chiesadimilano.it), l’Arcivescovo manifesta la sua vicinanza e la sua stima alla comunità dei medici e fa mostra di comprenderne l’affaticamento professionale dovuto a molteplici fattori. Al di là delle scontate differenze di credo e di opinioni personali all’interno della comunità medica e odontoiatrica ambrosiana, credo sia opportuno non lasciare cadere nel vuoto questo scritto e le parole pronunciate nell’intervista. Infatti, è sicuramente la prima volta che, in tempi recenti, viene manifestata prossimità ai problemi che affliggono la nostra professione e da una voce così autorevole. A questo proposito, Monsignor Delpini ricorda innanzi tutto ai pazienti che i medici, nonostante il loro impegno, non dispongono di bacchette magiche che possano togliere malattie e morte.

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Una sfida antica: il nuovo rapporto medico-“esigente”

In questi ultimi tempi mi è capitato di riflettere più e più volte su che cos’è la medicina e che cos’è e che cosa fa il medico. L’occasione si è presentata a margine del lungo e complesso lavoro compiuto con gli “Stati Generali della Medicina” che, con coraggio, la FNOMCeO sta portando avanti. Dico “con coraggio” perché questo complesso esercizio deve o dovrebbe portare a ridisegnare e a riconsiderare la figura del medico nei confronti della società, dei media e della politica e, come si può intuire, l’impresa si annuncia davvero titanica. Come noto, alla base del ragionamento che la Federazione sta compiendo vi sono le “100 tesi” scritte da Ivan Cavicchi, il sociologo e filosofo che molte volte si è occupato del mondo medico e che ha suscitato e suscita sia intense antipatie sia sincere simpatie per le sue posizioni franche e originali, ma non sempre del tutto condivisibili. Il ragionamento che egli fa è molto complesso e articolato, ma si può, forse, provare a riassumere così: nel rapporto medico-paziente tutto è cambiato. I medici (e, forse, la medicina) devono prenderne atto e trovare quindi una strada nuova da percorrere che riporti il medico stesso al suo giusto posto nella scala sociale.

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Lo strano caso del Dott. Jekyll e del Sig. Hyde

Ho appena assistito in prima persona alla bella e partecipata riunione di tutte le professioni sanitarie svoltasi a Roma, molto ben organizzata dalla FNOMCeO, a tratti, perfino entusiasmante, in cui lo slogan principale era, in sostanza, “Italia non ci abbandonare”. Come noto, tutto è nato in conseguenza ai rumors sulle trattative più o meno riservate relative al così detto “regionalismo differenziato” e abbiamo appreso dalla stampa ciò che Lombardia, Emilia Romagna e Veneto hanno in animo di fare in campo sanitario. Una sorta di quasi totale svincolo dal SSN. D’altra parte, c’è poco da meravigliarsi. Sono anni che sentiamo parlare della voglia di autonomia di alcune regioni. Oltretutto, in un recente referendum, i cittadini lombardi si sono espressi in maniera decisa per l’autonomia. Tutti questi eventi, però, hanno avuto su di me uno strano effetto ed ora, ahimè, mi sento un po’ come il famoso personaggio di Robert Louis Stevenson. Come ricorderete, il distinto e rispettato Dott. Henry Jekyll, medico e scienziato della nebbiosa Londra vittoriana, convinto che in ogni uomo alberghi anche una parte oscura (Sigmund era solo sei anni più giovane di Robert Louis!), elabora una pozione per liberarla e la prova su sé stesso dando vita al terribile e ributtante Mister Hyde.

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Dedicato ai Medici e agli Odontoiatri della Regione Lombardia

Questa è una storia epica! Sì, lo so, penserete: “sta esagerando!”. Tuttavia, questa volta è successa una cosa che non ho intenzione di passare sotto silenzio. Andiamo per ordine. “A long time ago in a galaxy far, far away…” un Assessore volle a tutti i costi far passare una “riforma” che, nelle sue intenzioni, sarebbe dovuta passare alla storia. I suoi efficientissimi uffici possono fare una fotografia precisa dei malati del suo territorio. Grazie al lavoro certosino svolto nel passato, si sa quanti si ammaleranno di una data patologia ogni anno. Si sa anche (più o meno) quali sarebbero gli esami e le cure che la letteratura internazionale prescrive per quelle date patologie croniche ed anche quelli eseguiti in media dai pazienti negli anni precedenti. Si conosce anche la spesa sostenuta nel passato e di quanto si potrebbe contrarre se tutto il processo fosse governato a dovere. Allora che ti pensano i funzionari?

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Incompatibilità e limitazioni hanno senso nel SSN 2.0?

La neo-ministro e collega dott.ssa Giulia Grillo, sul proprio blog, ha diffuso alcune dichiarazioni nelle quali si correlano le liste di attesa con la mancanza di controlli (o presunta tale) sull’attività intramoenia dei medici ospedalieri. Alle dichiarazioni è seguita una prima circolare ministeriale con l’intento di chiedere urgenti e puntuali informazioni alle Regioni. Tralasciamo ora di analizzare la (falsa) correlazione tra liste di attesa e libera professione. Vorrei invece focalizzare queste righe sul fatto che le incompatibilità e le limitazioni alla libera professione sono sorelle e figlie di un piccolo mondo antico che non esiste più. Sono vecchi strumenti (ideologici) del passato che, in un futuro molto prossimo, sarà ben difficile, se non impossibile, mantenere. Sì, lo so, sto attaccando un moloch, un tabù per molti intoccabile. Ma io ne parlo lo stesso, perché credo fermamente che sia giunto il momento di rimettere in discussione questo concetto, visti i tempi.

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