MI SONO RITROVATO a rileggere i miei editoriali di questi anni: quante volte ho parlato di burocrazia opprimente! Quante volte ho stigmatizzato il mondo politico che in ogni momento spergiura di volere meno burocrazia ma, in realtà, continua pervicacemente, quotidianamente quasi, a sfornare provvedimenti di legge uno più capzioso dell’altro, uno più bizantino e arzigogolato dell’altro! E a ogni aspetto della vita del cittadino che riguardi un problema di natura sanitaria o vicino a tale sfera, corrisponde sempre l’obbligo del rilascio di un bel certificato, pieno di campi da compilare e di caselline da biffare. Tutte o quasi tutte completamente inutili se non per soddisfare il piacere e la gioia del Burocrate!
L’avvento dell’informatica e della telematica hanno poi ulteriormente aggravato questa tendenza, moltiplicando a dismisura la quantità di dati da far circolare in rete, finalmente liberi dal vincolo della carta!
Orbene, ecco si profila un’altra complicazione. Il 1° gennaio 2025 ancora una volta tutto cambierà nella redazione del certificato telematico per il riconoscimento dell’invalidità civile. Era già successa una mezza rivoluzione quando, il 28 dicembre 2009 l’INPS emanò una circolare (la n. 131) che rendeva nota la nuova modalità di invio telematico dei certificati per il riconoscimento dell’invalidità civile, a valere dal 1° gennaio 2010, ben tre, diconsi TRE giorni dopo. Questa volta, almeno nei tempi, le cose sono diverse. Il decreto è del maggio 2024, la circolare è del 28 novembre 2024 ed è previsto un periodo di sperimentazione di un anno. Il problema, tuttavia, è che il nuovo certificato telematico implica, per il medico, un’assunzione di responsabilità in campi che non gli competono (ovverosia NON clinici o comunque meta-biologici) e pesanti oneri di carattere amministrativo.
Vediamo nel dettaglio cosa succederà. Come detto, il decreto legislativo 3 maggio 2024, n. 62, ha riformato i criteri e le modalità di accertamento dell’invalidità civile, prevedendo l’avvio di una sperimentazione della durata di dodici mesi, che coinvolgerà nove province italiane, tra le quali Brescia sarà l’unica lombarda. Una delle novità della riforma è rappresentata dalla nuova modalità di avvio del procedimento valutativo di base, che prevede l’invio telematico all’INPS del nuovo “certificato medico introduttivo”, il quale rappresenterà l’unica procedura per la presentazione dell’istanza, che non dovrà essere più completata con l’invio della “domanda amministrativa” da parte del cittadino. Il certificato medico introduttivo dovrà contenere non solo i dati clinici dell’istante, ma anche i suoi dati anagrafici e dovrà essere accompagnato dalla documentazione relativa agli accertamenti medici compiuti, la diagnosi codificata in base al sistema ICD, nonché il decorso e la prognosi delle patologie riscontrate. Il medico certificatore dovrà riportare l’eventuale elezione di domicilio dell’interessato (anche presso un patronato). Inoltre, il certificato medico introduttivo dovrà essere inserito anche nel fascicolo sanitario elettronico. Infine, il medico potrà essere ammesso a certificare solo in seguito alla frequenza a un corso apposito. Quest’ultimo aspetto, per la verità, è stato alleggerito dall’intervento della FNOMCeO che ha sollecitato una delibera, già attuata da parte della Commissione Nazionale ECM, secondo la quale qualunque medico abbia aderito al dossier formativo di gruppo (adesione che basta manifestare con il semplice collegamento al portale del CoGeAPS), potrà fare a meno di frequentare il corso di aggiornamento obbligatorio.
Tutto ciò detto, la prima domanda che viene spontanea è chi abbia ideato un simile obbrobrio, che si presta a numerose e severe censure. Innanzi tutto, come già sottolineato, il medico viene chiamato ad attestare anche dati anagrafici che non gli competono. Inoltre, più che un certificato, si tratta di un elaborato peritale poiché si chiede al professionista il suo parere sulla prognosi di una malattia cronica e, a volte, esprimere un tale giudizio è difficile anche per i colleghi più esperti.
Infine, si chiede al medico di allegare tutta la documentazione sanitaria (compito impiegatizio e non clinico) e anche questo può aprire a infiniti contenziosi per esami che si credono fondamentali e che magari (con ragione) non si ritiene utile inviare.
Ma perché, prima di fare simili passi falsi, non si chiede mai ai medici che si trovano tutti i giorni a scrivere questi documenti? Perché i politici e gli amministratori non stanno mai a sentire gli Ordini dei medici che sono espressione della categoria e quindi possono fornire un aiuto pratico e concreto per evitare simili topiche? Io, comunque, già lo so: non è la prima ma non sarà neanche l’ultima volta che scriverò di queste assurdità burocratiche, a costo di urlare fino a che qualcuno mi starà a sentire!