ALCUNI ANNI fa, il mio primo editoriale da Presidente dell’Ordine di Milano fu sull’ENPAM. All’epoca ci lamentavamo del fatto che la Fondazione utilizzasse in maniera, a nostro avviso, del tutto imprudente derivati e altri complessi prodotti finanziari così detti “tossici” e che, comunque, il rendimento del patrimonio fosse, anche così, troppo basso. Si temeva che, vista la nota gobba di uscita dalla professione, che sarebbe avvenuta nel cuore degli Anni Venti del XXI secolo, saremmo finiti in default.
Orbene, va onestamente riconosciuto che l’investimento nella così detta “finanza creativa” è stato fortemente ridimensionato da parte dell’Ente, probabilmente anche in rapporto alle giuste critiche che all’epoca avevamo avanzato. Purtroppo, però, alcuni drammatici eventi degli ultimi anni e degli ultimi mesi hanno reso concreto lo spettro del disavanzo ancora prima di quanto avevamo paventato all’epoca. Infatti, a nostra memoria, per la prima volta quest’anno la previsione di bilancio recentemente presentata all’Assemblea Nazionale ENPAM (preconsuntivo 2023 e preventivo 2024) è in disavanzo. A determinare questo previsto disavanzo non è solo il saldo negativo (sia preconsuntivo sia preventivo) della gestione previdenziale, indotto da una gobba previdenziale che si sta presentando prima del previsto, ma anche il saldo negativo della gestione patrimoniale del preconsuntivo 2023 che, oltretutto, sconta le svalutazioni di capitale non contabilizzate nel 2022 e riportate al 2023 a causa della norma di legge applicata lo scorso anno.
TUTTAVIA, al di là delle spiegazioni tecniche e delle congiunture internazionali, ciò che importa al singolo contribuente è che i conti del nostro Ente Previdenziale tengano per poterci garantire un futuro pensionistico tranquillo. Speriamo che questo bilancio preventivo sia poi a maggio smentito da un consuntivo finale migliore, ma ciò nondimeno non possiamo nascondere la nostra preoccupazione di fronte a previsioni negative che ci allontanano da quei parametri, previsti dagli studi attuariali, che garantiscono la tenuta sul lungo periodo.
In questo senso, appare utile ricapitolare quanto successo in questi anni. L’Ordine di Milano ha sempre tenuto un atteggiamento vigile e indipendente sulle scelte della Fondazione. Questo, in passato, ci ha portato numerose volte in tribunale per difendere il diritto di rappresentare liberamente il nostro pensiero e spesso siamo stati gli unici a farlo. Ad esempio, siamo stati tra i pochi che, la scorsa volta, si opposero al nuovo Statuto, ma la Giustizia, in questo campo, non ci ha dato ragione e di questo abbiamo dovuto prendere atto.
Abbiamo presentato (invano, inascoltati!) diverse volte mozioni per ridurre il gettone di presenza e i compensi della dirigenza. Abbiamo (moltissime volte) votato contro o ci siamo astenuti alla votazione per il bilancio.
A tutt’oggi il nostro spirito critico non è cambiato, ma la nostra non è mai stata e mai sarà un’opposizione afinalistica. Gli appunti tecnici che abbiamo avanzato avevano e hanno il solo scopo di tutelare i medici e gli
odontoiatri nostri iscritti (e quindi noi stessi!). Per esempio, ammettiamo tranquillamente che oggi, come più sopra detto, l’asset di investimenti della Fondazione sia cambiato in meglio, ma si scontano le scelte del passato e l’inerzia per uscirne ed è concreto il pericolo che si debba ancora una volta chiedere ai medici di mettere mano al loro portafoglio previdenziale con ulteriori, intollerabili, riforme di “lacrime e sangue”.
PER QUESTO MOTIVO il nostro Ordine, unico tra tutti gli Ordini dei Medici d’Italia, non se l’è proprio sentita di approvare il bilancio presentato, rimandando a maggio la valutazione in via definitiva, quando saranno a disposizione dati certi. Ragioniamo con la nostra testa e le nostre capacità tecniche e non ci interessa chi ci tira per la giacchetta da una o dall’altra parte, non ci interessa fare “cassetta” dando semplicemente ragione a chi urla senza informarsi, così come cantare nel coro di coloro che tessono le lodi della Fondazione a prescindere! La Fondazione ha il compito di assicurarci un futuro tranquillo e saremo i primi a essere contenti se le cose cambieranno in meglio.
Redigo questo editoriale in collaborazione con Ugo Tamborini, Consigliere Segretario dell’Ordine ambrosiano ed esperto in materia previdenziale.