L’insostenibile inutilità dell’informatica lombarda

Nel corso del mese di agosto, durante una chiacchierata con una Collega che, tutti i giorni, esegue esami strumentali in una grande struttura di ricovero milanese, emergeva il risentimento verso il SISS. In poche parole, mi spiegava che ogni giorno è un terno al lotto: qualche volta riesce a pubblicare gli esami e qualche altra volta no. Qualche volta riesce a vedere il fascicolo del paziente e qualche volta no. Qualche volta il sistema non funziona proprio e le blocca anche l’utilizzo delle funzionalità per refertare, etc. Di converso, sul territorio, è quasi inutile dire dell’ovvio e cioè che i medici di famiglia e i pediatri convenzionati passano due terzi del loro tempo davanti al computer, e non per loro scelta. In primo luogo, hanno quotidianamente a che fare con un sistema che non funziona poiché si blocca di frequente ed è pieno di “buchi”. Ma non basta: ogni atto professionale è obbligatoriamente appesantito da burocrazia e informatica. Questo ha prodotto un inaudito proliferare di portali, uno per ogni azione professionale compiuta dal medico (e questo vale sia per i dipendenti che per i convenzionati). Facciamo qualche esempio: se devo fare un certificato per l’invalidità civile devo aprire il portale INPS. Se devo fare un certificato di infortunio sul lavoro devo utilizzare il portale INAIL. Se devo prescrivere un presidio (ad esempio una carrozzina) devo aprile il portale “assistant”. Se devo fare un certificato di malattia e il SISS non funziona e se devo comunicare dei dati fiscali obbligatori, devo aprire il portale del sistema TS. Se ho bisogno di consultare i dati anagrafici di un paziente o apporre il suo consenso alla consultazione del fascicolo sanitario, devo aprire il portale SISS. Se devo fare un piano terapeutico devo aprire un altro portale. Se devo comunicare una sostituzione mi devo accreditare con un’identità SPID di secondo livello e aprire un altro portale. Se devo vaccinare ho bisogno di un altro complicatissimo portale. Se devo attivare un’ADI e, temerario, cerco di farlo con il portale regionale, devo apire un altro, complicatissimo, portale; e poi ci sono i portali che a volte scompaiono, come quello per il rilascio delle esenzioni per diabete e ipertensione arteriosa… A volte si sconfina nel mito: tutti sussurrano a mezza voce del temibile portale “Priamo” che consentirebbe (si fa per dire) di chiedere il ricovero in una RSA per un paziente fragile. Per fortuna si tratta di un portale il cui utilizzo non è ancora imposto: la sua compilazione vittoriosa sembra sia una sorta di prova di coraggio, come quella di alcune tribù di indiani americani quando si diventa adulti. Una vera “grand complication” che impegna molto tempo e molte (inutili) fatiche. Il lungo elenco potrebbe continuare ancora. Tuttavia, snocciolare il numero dei portali da tenere aperti durante una normale sessione lavorativa non dà la misura delle ore perse su ognuno di questi marchingegni informatici, progettati e scritti da tecnici che li infarciscono di passaggi inutili e magari tralasciano le poche cose che davvero dovrebbero essere messe in evidenza. In sintesi, i medici lombardi hanno a che fare con un sistema che, da anni, si blocca, non funziona, è pieno di bachi, è inutilmente ridondante e dispersivo. Questo sia in corsia per i medici ospedalieri, sia in studio per i medici convenzionati. Ebbene: in qualsiasi altra realtà industriale o del terziario, in cui il management causasse per anni un tale disservizio, si sarebbe proceduto a rimuovere e sostituire i responsabili. Inoltre, constatata l’impossibilità di erogare il servizio con le attuali impostazioni tecniche, si sarebbe proceduto a stilare un piano industriale di risanamento dell’esistente al fine di programmare investimenti capaci di riscrivere l’esistente e far ripartire tutto il sistema conciliando, una buona volta, i desiderata di parte pubblica con la migliore assistenza possibile al cittadino lombardo e con l’operatività quotidiana dei medici. Invece, si continua imperterriti a negare l’evidenza, si sottostima il problema e si continua a navigare a vista riparando le falle che si creano di volta in volta. Come cittadini ci chiediamo perché il sistema non sia efficiente, ma come medici e operatori del Servizio Sanitario Regionale pretendiamo di avere a disposizione uno strumento di lavoro che ci aiuti nella clinica e non metta i bastoni fra le ruote della nostra complessa attività professionale. In sostanza, il disservizio è tale e così diffuso da rendere imprescindibile, in questo campo, un radicale cambio di paradigma. I sistemi informatici devono assecondare l’attività professionale e non il contrario; essi devono essere scritti ad uso e consumo di chi li andrà ad utilizzare e non da travet informatici che non sanno come si cura un malato. Sono due semplici concetti che è giunto il momento di far rispettare nell’interesse di tutti, in primis del cittadino malato, nostro paziente.