Tutti abbiamo letto il “comma 566” della Legge di Stabilità (L 190 del 23 dicembre 2014), nonché le dichiarazioni del presidente nazionale IPASVI del 30 dicembre 2014 dalle colonne di Quotidiano Sanità. La senatrice Silvestro è del parere che la legge abbia “finalmente” sancito che “il processo diagnostico-terapeutico è di competenza del medico, mentre quello assistenziale è di competenza dell’infermiere”. “Si tratta anche” – aggiunge – “di un’importante occasione per una riorganizzazione del lavoro nelle strutture pubbliche dove il dispiegamento delle potenzialità delle diverse professioni, a cominciare proprio da quella infermieristica, può consentire di recuperare efficienza e appropriatezza nella risposta sociosanitaria”. Sul punto è già intervenuto Ivan Cavicchi, sempre su Quotidiano Sanità, in maniera come sempre illuminante.
La prima considerazione che viene spontanea è la seguente: il comma 566 appare, come molte leggi italiane, generico e fumoso (forse lo è volutamente). Lo cito integralmente per completezza: “Ferme restando le competenze dei laureati in medicina e chirurgia in materia di atti complessi e specialistici di prevenzione, diagnosi, cura e terapia, con accordo tra Governo e regioni, previa concertazione con le rappresentanze scientifiche, professionali e sindacali dei profili sanitari interessati, sono definiti i ruoli, le competenze, le relazioni professionali e le responsabilità individuali e di equipe su compiti, funzioni e obiettivi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, tecniche della riabilitazione e della prevenzione, anche attraverso percorsi formativi complementari. Dall’attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Esso quindi, non è neppure conclusivo ma rimanda ad un accordo Stato Regioni da esperire previa concertazione con le rappresentanze dei singoli profili professionali.
La seconda considerazione che si può fare è che, a fronte di tanta genericità e poca sostanza, le dichiarazioni della Senatrice Silvestro lasciano perplessi ed allarmati. Che medici e infermieri abbiano due aree di competenza diverse, con diverse autonomie è oramai assodato, ma che non si capisca che le due aree di competenza DEVONO sovrapporsi di continuo nel processo di diagnosi e terapia sembra davvero potenzialmente pericoloso per la salute del paziente. E già che ci siamo, vediamo
(finalmente) di sgombrare il campo da un pericoloso equivoco: la regia e la direzione dei lavori della presa in carico del paziente DEVE essere del medico. Questa considerazione, che qualcuno spaccia per anacronistica, lungi dall’essere esaltante, porta con sé un ben pesante fardello di responsabilità per il medico. Naturalmente deve essere fatta salva l’autonomia della professione infermieristica e delle altre professioni sanitarie. Tuttavia, autonomia e rispetto reciproco non devono mai voler dire confusione di ruoli o, peggio, perdita del controllo di ciò che è necessario fare per curare e prendersi cura dei malati.
Fatte queste considerazioni, a fronte di dichiarazioni che prefigurano addirittura una riorganizzazione del lavoro in seguito al nuovo ruolo assunto dalla professione infermieristica (naturalmente, il tutto a costo zero per lo Stato!), trovo strano che la FNOMCeO non abbia sentito l’esigenza di mettere in chiaro la preminenza del ruolo del medico rispetto al paziente e, purtroppo, il pensiero va inevitabilmente al fatto che il Senatore Bianco abbia lo scranno vicino alla Senatrice Silvestro. Credo che la questione delle professioni sanitarie si porrà con forza nei prossimi mesi e credo altresì che sarà necessaria una Federazione forte e determinata per affrontare questa problematica nella maniera più corretta, senza rigurgiti retrivi ma anche senza falsi timori.