NON È VERO CHE I MMG LAVORANO POCO

Il fascino del medico condotto del paese mi ha ispirato a studiare medicina. Il dottore piccolo e dalle lenti spesse mi portava con sé nell’entroterra del mio paese in Calabria per curare ed aiutare la povera gente. A fine visita il paziente ti ringraziava spesso con delle uova prese dal pollaio e ti offriva il caffè come riconoscenza. Dopo un po’ di anni la legge Misasi consentì anche a chi non avesse fatto il liceo classico di poter iscriversi a medicina. Con il mio diploma del liceo scientifico iniziai la formazione all’Università di Pavia, rompendo anche alcuni schemi che solo le famiglie borghesi o con un medico in famiglia potessero fare il dottore.
Quando tornavo in estate al mio paese mi sentivo molto fiero di aver scelto questa professione: i medici del paese mi cercavano per aiutare a suturare, a medicare ecc. L’emozione più forte la ebbi quando in seguito ad un incidente ferroviario il maresciallo dei carabinieri mi chiese di aiutarlo a cercare i pezzi anatomici del povero defunto che attraversando la ferrovia venne dilaniato dal treno.
Poi gli anni belli dell’Università, dell’Ospedale, dove ricoprii sempre ruoli apicali, fino all’abbruttimento totale degli ultimi anni prima del pensionamento: la crisi della vocazione, la medicina difensiva, la distorsione del DRG, la cattiva programmazione del sistema senza vision, senza nuovi modelli di assistenza con l’allontanamento da questa professione dei giovani diplomati.
Per arrivare al culmine che molti pronto soccorso per poter mandare avanti questo servizio si devono affidare alle cooperative esterne di medici spesso non formati e senza specialità anche affine o equipollente. Il sogno di creare medici formati con specialità di Medicina di Emergenza Urgenza sembra oramai sulla via del fallimento per mancanza di vocazioni.
Quindi penso di aver vissuto tutta la parabola della storia della medicina degli ultimi 50 anni. Nessuno vuole rimpiangere il mondo antico. Una volta si faceva diagnosi con il fonendoscopio, l’orologio e l’esame obiettivo ma la mortalità era molto elevata. Oggi la tecnologia, la diffusione della conoscenza, la farmaceutica, hanno completamente rivoluzionato il modo di fare il dottore con una sopravvivenza media e che va oltre gli 80 anni.
 
Quest’anno da ospedaliero in pensione ho voluto toccare con mano il lavoro dei medici di medicina generale (MMG).
Ho fatto la sostituzione estiva di un medico con circa 1600 iscritti.
Prima considerazione: non è vero che i MMG lavorano poco. E’ il modello organizzativo che va rivisto. Bisogna dare la possibilità al medico di fare il medico ovvero visitare e curare i pazienti e delegare a figure amministrative una grossissima fetta di attività prescrittiva.
Il medico di MMG è impegnato spesso a fare il trascrittore di richieste che provengono da specialisti pubblici o accreditati che hanno l’obbligo per norma e gli strumenti per prescrivere le ricette oggi dematerializzate (servizio sanitario nazionale) ma che demandano al MMG tale incombenza.
Il MMG si trova ad assolvere a richieste più varie che provengono spesso anche da specialisti in libera professione (nulla in contrario contro la libera professione) che prescrivono farmaci o prestazioni non coperti da SSN che il paziente pretende di avere in fascia A (esenti).
Per non parlare delle terapie croniche: ha senso che il MMG venga inondato di richieste via mail di rinnovo di farmaci che assume cronicamente? Basterebbe un meccanismo informatico che con la collaborazione delle farmacie prevedesse che i farmaci possano essere erogati direttamente dal farmacista.
Si assiste invece alla continua richiesta di prescrizioni, per il padre, la nonna, la figlia ecc. che si aggrava con le vacanze (“dottore vado in vacanza e volevo portarmi un po’ di farmaci”).
Insomma quando si dice che il medico di MMG lavora poco non si considera il lavoro da remoto che viene fatto a casa tra certificazioni e prescrizioni. A questo si aggiunge l’ingolfamento della casella postale per i referti che vengono inviati dal CRS (fascicolo sanitario del cittadino) per ogni esame che l’iscritto esegue.
Se vogliamo fidelizzare di più i giovani medici alla MMG è necessario sburocratizzare e semplificare il sistema. Creare delle aggregazioni di MMG con presenza di personale amministrativo formato.
 
Utilizzare le risorse del territorio al meglio con medici che curano e che non trascrivono, e che magari possono risolvere alcune problematiche sanitarie senza l’aiuto degli specialisti. Allora si potrebbe anche pretendere che il medico di medicina generale offra una maggiore disponibilità oraria anche nei week end, se organizzati e meglio valorizzati.
Non ultimo anche un cambiamento culturale del cittadino: riconsiderare il medico di medicina generale come il medico di famiglia che ti consiglia e ti supporta; e che non serve solo a farti il certificato di malattia o a trascriverti i farmaci che magari ti ha consigliato il dott. Google.
 
Milano, 16.8.22
 
Pietro Marino
Primario Ospedaliero Emerito ASST FBF Sacco, Milano