Il Dott. Ugo Garbarini, Presidente onorario dell’OMCeOMI, ricorda il Dott. Enrico Bergonzini che per molti anni è stato il presidente del nostro Ordine
Conobbi Bergonzini negli anni ’70, quelli delle congiure: il sindacalismo medico a Milano era rappresentato dalla FIMM poi FIMG e le cose andavano di male in peggio. Il malcontento era diffuso sia tra coloro, i medici della mutua, come allora si chiamavano con un certo disprezzo, che da troppo tempo ormai si trovavano a vivere una sorta di sudditanza nei confronti dell’INAM, sia tra chi, come chi scrive, subito dopo la laurea, si affacciava alla professione, divenendo, sua volta, “medico della mutua”.
Da subito, mi resi conto, e come me altri, dell’assurda situazione in cui ci si trovava a esercitare: usciti dalla facoltà medica ricchi solo di speranze, subimmo l’impatto con una ben diversa realtà di cui nessuno ci aveva prima avvisato: da liberi professionisti convenzionati dovevamo subire i fogli d’ordine dei burocrati degli enti assicurativi tra i quali primeggiava l’INAM.
Ricordo le numerose riunioni sindacali ove abbondavano retorica e verbosità inconcludenti. Ma accanto e contemporaneamente a queste, nell’atrio d’ingresso alla sala ove si continuava a esercitare questo inutile cicaleccio, si stava formando, dapprima un gruppetto, poi folla, di antagonisti tra i quali ricordo Anzalone, Passaretti e Bergonzini, dai quali emergerà poi un sindacato antagonista e protagonista della vita sindacale medica italiana. I primi due dall’oratoria trascinante, il terzo più appartato ma, allora mi sembrava, più forte nel tatticismo finalizzato a una strategia per raggiungere l’affrancamento dalla tirannia dei politici e dei burocrati della sanità.
Ebbi poi modo di conoscere e apprezzare queste qualità nei lunghi anni di consuetudine ordinistica: lui presidente per molti consolati, io, per lungo tempo, segretario dell’Ordine. E la vicinanza quotidiana rafforzò quella mia antica impressione: riflessione tatticismo, strategia.
Duro all’apparenza, non smentendo la sua origine ligure, esprimeva nei rari momenti di rilassamento, la sua grande umanità, il grande spirito di colleganza e il suo amore per la cultura che continuamente arricchiva da gran divoratore di libri.
Negli ultimi tempi, anche per gli inevitabili tormenti dell’età, si era allontanato dal gruppo ma le sue rare apparizioni sempre suscitavano manifestazioni di affetto e di simpatia.
Con Anzalone, che lo ha preceduto di poco nell’ultimo misterioso viaggio, ci piace ricordarlo come un Medico che tanto ha operato per la professione.
U.G.