Con la riforma previdenziale messa in atto da ENPAM nel 2012 per garantire la sostenibilità dell’Ente nella prospettiva temporale dei 50 anni prevista dalla legge e divenuta operativa dal 1 gennaio 2013, la redditività dei nostri contributi previdenziali andrà progressivamente a diminuire nei prossimi 10 anni fino a raggiungere il minimo nel 2024 per la Medicina Generale (5,38%) e nel 2021 per la libera professione (6,41%). Questi indici rappresentano la cosiddetta “rendita previdenziale”, parametro che ci permette di quantificare la redditività della nostra contribuzione: in pratica per esempio nel 2024 per ogni 100 euro di versamento contributivo di un Medico di Medicina Generale corrisponderà un aumento di pensione annuo di 5,38 euro. E’ quindi evidente che con questo indice dal 2024 per recuperare quanto versato con i contributi un MMG dovrà ricevere la pensione per almeno 18 anni e mezzo. Attualmente e fino al 31/12/14 la rendita previdenziale dei versamenti di un MMG è pari all’8,48%.
Tutto questo nella pratica significa che in futuro poichè i nostri versamenti varranno sempre di meno le nostre pensioni si assottiglieranno sempre più. rischiando di non poter garantire un adeguato tenore di vita. Occorre pertanto intervenire quanto prima per cercare di correggere tale
andamento con gli strumenti contributivi che il nostro Ente ci mette a disposizione. Oggi purtroppo non possiamo più accontentarci di “aspettare” la pensione ma occorre “costruircela” per evitare di trovarci, come si suol dire, “in braghe di tela”.
Diversi sono gli strumenti messi a nostra disposizione dall’ENPAM anche stando nell’ambito del cosiddetto 1° pilastro, della previdenza obbligatoria: i riscatti (anni di laurea, di specialità, di servizio militare ma anche e soprattutto di allineamento) e l’aliquota modulare. I primi (riscatto degli anni di laurea, di specialità, di servizio militare) incidono sulla anzianità contributiva, mentre i secondi (riscatto di allineamento e aliquota modulare) incidono sul reddito medio annuo: la combinazione di entrambi ottimizza il risultato incrementale.
Per quanto riguarda i riscatti si tratta in entrambi i casi (laurea/specialità o allineamento) di procedure estremamente modulabili sulle esigenze del Medico il quale può scegliere, in base alla sua disponibilità economica di investimento ed in base all’obiettivo previdenziale che vuole
ottenere, di riscattare 1 o più anni di studio o reallineare 1 o più anni di lavoro.
Gli aspetti più interessanti di queste procedure sono:
1. la completa deducibilità dall’imponibile IRPEF delle somme pagate come versamento contributivo senza alcun limite annuo. In pratica quasi metà di quanto verseremo per il riscatto ce lo paga lo Stato attraverso lo sconto dell’IRPEF;
2. il fatto che la “rendita previdenziale” dei versamenti viene fissata al momento della stipula
del contratto ma il pagamento può essere poi dilazionato fino a 18 anni (36 rate), compatibilmente con l’età del contraente, con interessi annui minimi (2,5%) e visto come andrà nei prossimi anni la nostra rendita previdenziale soprattutto ora ne abbiamo solo da guadagnarci;
3. il fatto che il patrimonio che abbiamo versato in previdenza è l’unico ad essere assolutamente non pignorabile, fatto da non sottovalutare di questi tempi;
4. la assoluta modulabilità dei versamenti che, una volta fissato il minimo delle 2 rate annuali, può essere ogni anno integrato di una cifra variabile volontaria (che va a scalare il debito complessivo) a discrezione del Medico che la può stabilire in base alle sue disponibilità di quell’anno e alla sua necessità di abbattere l’imponibile IRPEF.
In tempi in cui per investire in BOT o BTP ci portiamo a casa tassi da elemosina forse pensare a
salvare le nostre pensioni future può essere la miglior forma di investimento.
L’ENPAM ci segnala il link per le informazioni online relative ai riscatti – clicca qui