Archivio per: Editoriale del Presidente

A futura memoria

Avevo già scritto l’editoriale sulla risposta che il Comune di Milano ha dato in merito ai pass che l’Ordine distribuiva ai medici in visita urgente. In pratica, con decisione unilaterale e comunicata solo dopo nostra richiesta di chiarimenti, ci è stato detto che questi pass non verranno più riconosciuti dal Comune. Dopo quanto è successo in merito all’epidemia da coronavirus, ho riscritto tutto. Come potete constatare, in questo incipit, ho intenzionalmente violato le regole di un buon articolo giornalistico. I “comunicatori”, infatti, suggeriscono di chiarire subito il tema e le coordinate spazio-temporale di ciò che poi si andrà a trattare. Ma l’ho fatto apposta, poiché penso che l’atteggiamento del Comune di Milano, espresso in tempi non sospetti e su un argomento che nulla ha a che fare con ciò che stiamo vivendo in questi giorni, la dica lunga su come le istituzioni considerino i medici e gli odontoiatri che operano negli ospedali e sul territorio!

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Son content come on ratt

L’Arcivescovo di Milano Monsignor Mario Delpini ha scritto una lettera ai medici per il 18 ottobre, giorno dedicato a San Luca Evangelista, patrono dei medici stessi. In questa lettera e nella video-intervista che l’accompagna (entrambe pubblicate sul nostro sito e su www.chiesadimilano.it), l’Arcivescovo manifesta la sua vicinanza e la sua stima alla comunità dei medici e fa mostra di comprenderne l’affaticamento professionale dovuto a molteplici fattori. Al di là delle scontate differenze di credo e di opinioni personali all’interno della comunità medica e odontoiatrica ambrosiana, credo sia opportuno non lasciare cadere nel vuoto questo scritto e le parole pronunciate nell’intervista. Infatti, è sicuramente la prima volta che, in tempi recenti, viene manifestata prossimità ai problemi che affliggono la nostra professione e da una voce così autorevole. A questo proposito, Monsignor Delpini ricorda innanzi tutto ai pazienti che i medici, nonostante il loro impegno, non dispongono di bacchette magiche che possano togliere malattie e morte.

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Una sfida antica: il nuovo rapporto medico-“esigente”

In questi ultimi tempi mi è capitato di riflettere più e più volte su che cos’è la medicina e che cos’è e che cosa fa il medico. L’occasione si è presentata a margine del lungo e complesso lavoro compiuto con gli “Stati Generali della Medicina” che, con coraggio, la FNOMCeO sta portando avanti. Dico “con coraggio” perché questo complesso esercizio deve o dovrebbe portare a ridisegnare e a riconsiderare la figura del medico nei confronti della società, dei media e della politica e, come si può intuire, l’impresa si annuncia davvero titanica. Come noto, alla base del ragionamento che la Federazione sta compiendo vi sono le “100 tesi” scritte da Ivan Cavicchi, il sociologo e filosofo che molte volte si è occupato del mondo medico e che ha suscitato e suscita sia intense antipatie sia sincere simpatie per le sue posizioni franche e originali, ma non sempre del tutto condivisibili. Il ragionamento che egli fa è molto complesso e articolato, ma si può, forse, provare a riassumere così: nel rapporto medico-paziente tutto è cambiato. I medici (e, forse, la medicina) devono prenderne atto e trovare quindi una strada nuova da percorrere che riporti il medico stesso al suo giusto posto nella scala sociale.

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Lo strano caso del Dott. Jekyll e del Sig. Hyde

Ho appena assistito in prima persona alla bella e partecipata riunione di tutte le professioni sanitarie svoltasi a Roma, molto ben organizzata dalla FNOMCeO, a tratti, perfino entusiasmante, in cui lo slogan principale era, in sostanza, “Italia non ci abbandonare”. Come noto, tutto è nato in conseguenza ai rumors sulle trattative più o meno riservate relative al così detto “regionalismo differenziato” e abbiamo appreso dalla stampa ciò che Lombardia, Emilia Romagna e Veneto hanno in animo di fare in campo sanitario. Una sorta di quasi totale svincolo dal SSN. D’altra parte, c’è poco da meravigliarsi. Sono anni che sentiamo parlare della voglia di autonomia di alcune regioni. Oltretutto, in un recente referendum, i cittadini lombardi si sono espressi in maniera decisa per l’autonomia. Tutti questi eventi, però, hanno avuto su di me uno strano effetto ed ora, ahimè, mi sento un po’ come il famoso personaggio di Robert Louis Stevenson. Come ricorderete, il distinto e rispettato Dott. Henry Jekyll, medico e scienziato della nebbiosa Londra vittoriana, convinto che in ogni uomo alberghi anche una parte oscura (Sigmund era solo sei anni più giovane di Robert Louis!), elabora una pozione per liberarla e la prova su sé stesso dando vita al terribile e ributtante Mister Hyde.

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Dedicato ai Medici e agli Odontoiatri della Regione Lombardia

Questa è una storia epica! Sì, lo so, penserete: “sta esagerando!”. Tuttavia, questa volta è successa una cosa che non ho intenzione di passare sotto silenzio. Andiamo per ordine. “A long time ago in a galaxy far, far away…” un Assessore volle a tutti i costi far passare una “riforma” che, nelle sue intenzioni, sarebbe dovuta passare alla storia. I suoi efficientissimi uffici possono fare una fotografia precisa dei malati del suo territorio. Grazie al lavoro certosino svolto nel passato, si sa quanti si ammaleranno di una data patologia ogni anno. Si sa anche (più o meno) quali sarebbero gli esami e le cure che la letteratura internazionale prescrive per quelle date patologie croniche ed anche quelli eseguiti in media dai pazienti negli anni precedenti. Si conosce anche la spesa sostenuta nel passato e di quanto si potrebbe contrarre se tutto il processo fosse governato a dovere. Allora che ti pensano i funzionari?

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Incompatibilità e limitazioni hanno senso nel SSN 2.0?

La neo-ministro e collega dott.ssa Giulia Grillo, sul proprio blog, ha diffuso alcune dichiarazioni nelle quali si correlano le liste di attesa con la mancanza di controlli (o presunta tale) sull’attività intramoenia dei medici ospedalieri. Alle dichiarazioni è seguita una prima circolare ministeriale con l’intento di chiedere urgenti e puntuali informazioni alle Regioni. Tralasciamo ora di analizzare la (falsa) correlazione tra liste di attesa e libera professione. Vorrei invece focalizzare queste righe sul fatto che le incompatibilità e le limitazioni alla libera professione sono sorelle e figlie di un piccolo mondo antico che non esiste più. Sono vecchi strumenti (ideologici) del passato che, in un futuro molto prossimo, sarà ben difficile, se non impossibile, mantenere. Sì, lo so, sto attaccando un moloch, un tabù per molti intoccabile. Ma io ne parlo lo stesso, perché credo fermamente che sia giunto il momento di rimettere in discussione questo concetto, visti i tempi.

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La riforma degli Ordini: un “temporale” in un bicchier d’acqua

In “Temporale”, uno dei più famosi “drammi da camera” di August Strindberg, si aspetta con ansia lo scoppio del temporale, che invece sembra non voler mai arrivare. Il commediografo svedese utilizza un fenomeno atmosferico come metafora dell’opportuna conclusione di quanto di drammatico è accaduto nella vita dei personaggi. Dopo aver aspettato e tollerato tanto, la situazione si è incancrenita ma ora la “crisi” che si profila all’orizzonte (atmosferica e narrativa) sembra finalmente risolutiva. Tuttavia, nel dramma, il temporale alla fine scoppia e la vicenda, a suo modo, giunge ad una conclusione. Abbiamo aspettato per molti lustri una legge di riforma degli ordini sanitari.

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Ai miei “venticinque lettori”…

Le imminenti elezioni ordinistiche milanesi sono caratterizzate da un elemento del tutto nuovo: l’utilizzo aggressivo e disinvolto del comunicato stampa, delle dichiarazioni sui social, dell’articolo di giornale. E’ una marea montante di maldicenze, di illazioni, di accuse più o meno esplicite che ottiene, innanzi tutto, l’obiettivo di sommergere di fango un ente pubblico che dovrebbe invece essere portato a esempio di buona amministrazione e dinamicità. E’ difficile, se non impossibile, sottrarsi a questo gioco perverso. In vicinanza della scadenza elettorale, poi, i toni diventano sempre più aspri e le allusioni e le accuse sempre più infide e torbide. La politica, anche in questo, tenta di imporre al nostro mondo professionale i suoi modelli e gli astrusi e feroci dibattiti televisivi, in cui l’unica cosa chiara è che tutti sono contro tutti, e sembrano diventati parte di una competizione che, invece, dovrebbe essere basata sui contenuti, su ciò che si è fatto e che si vorrà fare.

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La strada della pillola rossa

POCHI GIORNI FA ho partecipato a un incontro con diversi colleghi Direttori di reparti ospedalieri di un noto nosocomio milanese. Il tema era una chiacchierata informale sulle DGR lombarde di presa in carico della cronicità. Le critiche emerse al riguardo sono state diverse, soprattutto dirette al fatto che il personale medico (e non solo) è sempre di meno e preoccupa davvero la possibilità di sobbarcarsi anche corsie preferenziali di cronici che devono eseguire in tempi rapidi alcuni esami e visite specialistiche. Accanto a chi era perplesso ci sono anche (poche) voci favorevoli o meno critiche, soprattutto dovute al fatto che così, seguendo percorsi predeterminati per le singole patologie, potrebbe aumentare di molto l’appropriatezza (ma di sicuro diminuirebbe la libertà del cittadino e del suo terapeuta, commento io). In particolare, mi ha colpito quanto detto da un autorevole collega, che più o meno suonava così: fidiamoci di quanto fatto dalla Regione poiché così si seguiranno sempre di più i percorsi diagnostico-terapeutici, si ridurranno gli esami inutili e quindi gli sprechi.

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Rapporto di sfiducia

Il Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia ha recentemente pubblicato, nell’indifferenza generale, una discutibile (a dir poco) Delibera di Giunta Regionale (DGR), la numero X/5765, che, di fatto, legittima le registrazioni che il paziente fa all’insaputa del personale sanitario, ma stigmatizza le registrazioni occulte che vengono fatte per evidenziare le manchevolezze delle strutture sanitarie. Il documento di lavoro allegato alla DGR, approvato all’unanimità dalla Giunta lombarda, inizia con l’analizzare in maniera dettagliata i tipi di registrazione del rapporto medico-paziente. Si catalogano i tipi di luoghi ove le registrazioni possono avvenire, i diversi tipi di registrazione e si analizza il dibattito internazionale e il quadro giurisprudenziale relativo alle registrazioni che il paziente fa all’insaputa del medico, che vengono definite pudicamente “registrazioni covert”

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