«Per sua natura il medico si adopera per allontanare la morte, non per darla» questa è la premessa delle osservazioni del presidente OMCeOMI riguardo la sentenza n.242 depositata dalla Corte Costituzionale sul suicidio assistito. La Corte ha ritenuto non punibile ai sensi dell’articolo 580 del codice penale, a determinate condizioni, chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli.
Quanto al tema dell’obiezione di coscienza del personale sanitario, un importante passaggio della sentenza sottolinea “che la presente declaratoria di illegittimità costituzionale si limita a escludere la punibilità dell’aiuto al suicidio nei casi considerati, senza creare alcun obbligo di procedere a tale aiuto in capo ai medici. Resta affidato, pertanto, alla coscienza del singolo medico scegliere se prestarsi, o no, a esaudire la richiesta del malato”.