Un lavoro in corso di pubblicazione evidenzia la proliferazione in Italia della cosiddetta “editoria predatoria”, l’aggressiva e spregiudicata attività di marketing da parte di testate specialistiche di dubbio valore disposte a pubblicare qualunque lavoro scientifico in cambio di soldi. Purtroppo qualche settimana fa e’ scomparsa dalla rete la famosa lista di Beall, professore alla all’Universta’ di Denver. Per anni la lista di Beali e` stata un punto di riferimento e un controverso osservatorio che ha acceso un faro su alcune zone d’ombra del panorama delle pubblicazioni accademiche. La scomparsa della lista di Beali e` un danno per la comunita` scientifica internazionale, dato che si perde la possibilita` di informare i ricercatori, specie quelli giovani, dell’esistenza di editori che potenzialmente traggono profitto dall’enorme pressione che tende a spingere gli studiosi a pubblicare quanto piu` e` possibile per evitare la marginalita` scientifica e l’inaridimento delle fonti di finanziamento