Il Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia ha recentemente pubblicato, nell’indifferenza generale, una discutibile (a dir poco) Delibera di Giunta Regionale (DGR), la numero X/5765, che, di fatto, legittima le registrazioni che il paziente fa all’insaputa del personale sanitario, ma stigmatizza le registrazioni occulte che vengono fatte per evidenziare le manchevolezze delle strutture sanitarie. Il documento di lavoro allegato alla DGR, approvato all’unanimità dalla Giunta lombarda, inizia con l’analizzare in maniera dettagliata i tipi di registrazione del rapporto medico-paziente. Si catalogano i tipi di luoghi ove le registrazioni possono avvenire, i diversi tipi di registrazione e si analizza il dibattito internazionale e il quadro giurisprudenziale relativo alle registrazioni che il paziente fa all’insaputa del medico, che vengono definite pudicamente “registrazioni covert”. Ebbene, secondo le sapienti considerazioni del documento, si giudicano sostanzialmente legittime le registrazioni occulte, anche se graziosamente si soggiunge che: “resta da valutarne le ricadute sul piano etico e su quello della deontologia dei professionisti. Una registrazione covert può derivare da diversi intenti della persona che la esegue: timore di negative reazioni da parte dei sanitari, sfiducia nel sistema sanitario o nel singolo operatore, volontà di procurarsi uno strumento spendibile in un’eventuale successiva azione legale…” [i puntini di sospensione sono nell’originale!]. Dopo queste profonde e originali considerazioni, si esprime l’acuta osservazione che il professionista si possa forse chiedere il perché di un tale comportamento e che probabilmente la situazione creatasi possa indurlo in comportamenti difensivistici (… ma dai!). A questo punto, tuttavia, il documento invita i professionisti a rassegnarsi: queste registrazioni “covert” (cioè truffaldine, dico io) capiteranno sempre più spesso e il medico deve cercare di non tenerne conto nel rapporto medico-paziente. Ovverosia, se gli viene poi confessato o se lo viene a sapere, il medico dovrebbe, secondo questi signori, fare come se nulla fosse e non attuare comportamenti diversi da quelli che attuerebbe in qualsiasi altro rapporto di cura. Impresa, questa, che forse riuscirebbe ardua perfino a San Luca (commento io)! Ma il bello (si fa per dire) viene adesso: il documento prosegue con l’analisi delle “Registrazioni riguardanti comportamenti di persone operanti per conto di un Ente sanitario, a prescindere dalla fruizione di una prestazione sanitaria, oppure beni materiali dell’Ente stesso, eseguite all’interno di una struttura sanitaria o in contesto esterno alla stessa”. L’italiano non è dei migliori, ma quello che è chiaro è che, in questo caso, la musica cambia radicalmente. “La quotidianità ci offre numerose attestazioni di registrazioni di questo tipo, per lo più utilizzate allo scopo di evidenziare manchevolezze di vario genere ed entità e, talvolta, comportamenti censurabili” … “non possono peraltro sfuggire i pericoli correlati a queste registrazioni: di pregiudizio per la sicurezza di impianti, attrezzature e dello stesso personale, di discredito dell’organizzazione e di chi vi opera … registrazioni avviate indebitamente devono essere interrotte immediatamente e, se non passibili di sanatoria, cancellate”. Insomma avete capito: se il paziente registra il colloquio con il medico all’interno della relazione di cura, questo non deve minimamente scalfire il rapporto medico-paziente e bisogna far finta di niente. Se però qualcuno fa una registrazione occulta per evidenziare le manchevolezze di una struttura sanitaria, questo non è lecito poiché getta discredito e diffonde pregiudizi di carattere negativo. Ebbene, questo Ordine professionale ha sempre cercato di rafforzare il rapporto medico-paziente in vari modi: abbiamo fondato una scuola di deontologia, ne facciamo argomento di aggiornamento, ne scriviamo e ne pubblichiamo di continuo anche sulla stampa non di settore. Infine, quando vi sono fatti che infangano gravemente la professione medica, sempre ci costituiamo parte civile nei processi. Ecco perché leggere una siffatta presa di posizione della Regione fa davvero cadere le braccia. Probabilmente bisognerebbe adattare ai politici ciò che Collodi diceva dei medici (per bocca del Grillo parlante): il politico “prudente quando non sa quello che dice, la miglior cosa che possa fare, è quella di stare zitto”! Che senso può avere normare la possibilità di ingannare il proprio terapeuta? Che senso ha fare una Delibera sul rapporto di sfiducia? Invece di perdere tempo e denaro a giustificare per DGR le registrazioni maramalde, sarebbe il caso di profondere le stesse energie nell’istituire un programma serio di educazione sanitaria nelle scuole. Ma su questo i nostri politici non ci sentono: molto meglio fare cassetta elettorale con le associazioni dei pazienti che investire nel futuro; molto meglio incassare un facile consenso subito invece che rafforzare davvero l’alleanza medico-paziente con programmi che formerebbero cittadini maturi dal punto di vista dei consumi sanitari, ma solo dopo molti anni, troppi per chi ha il respiro corto della o delle prossime scadenze elettorali!