L’Ordine del Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano chiede di posticipare la data del 30 Gennaio per l’invio al Ministero delle Finanze dei dati relativi alle fatture emesse nell’esercizio della libera professione, ma denuncia anche il tentativo di introdurre controlli ingiustificati e violazione della privacy dei pazienti
Il 30 gennaio 2016 scade il termine per l’invio, da parte dei medici alla SOGEI (braccio informatico del Ministero dell’Economia e delle Finanze), dei dati relativi alle fatture emesse nel 2015 al fine di permettere, come promesso dal Governo, di inviare il 730 precompilato ai cittadini che hanno usufruito di prestazioni sanitarie a pagamento, in quanto detraibili dall’imponibile su cui viene calcolata l’eventuale imposta sul reddito dovuta.
La SOGEI, che avrebbe dovuto fornire prontamente le credenziali per l’accesso informatico agli Ordini dei Medici e degli Odontoiatri, da trasferire poi ai propri iscritti, si è attivata con grave ritardo, creando a cascata gravi difficoltà, soprattutto agli Ordini più grandi, come quello di Milano che ha più di 25.000 iscritti da contattare.
La Regione Lombardia, a sua volta, unica in Italia, vorrebbe raccogliere i dati attraverso le ASL per poi trasferirli alla SOGEI, introducendo in tal modo una sorta di controllo ingiustificato e surrettizio sulle attività svolte in regime privatistico dai propri medici. Richiesta che appare essere al di fuori di ciò che prescrive la Legge e contro cui si è fermamente opposto OMCeO Milano invitando gli iscritti a usufruire in via diretta del sistema TS.
“Dopo mille telefonate e arrabbiature – commenta Roberto Carlo Rossi, Presidente di OMCeO Milano -, dopo aver dribblato tutte le informazioni sbagliate date dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e da SOGEI, l’OMCEO Milano è in grado di dare le credenziali a tutti i Medici e gli Odontoiatri. Basta presentarsi di persona o per delega agli uffici. Continuiamo a sconsigliare di inviare i dati attraverso le ASL: la procedura non è prevista dalla Legge e ci sembra irrispettosa della normativa sulla privacy”.