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Questo recita una reclame di una ben nota marca di accessori per la casa.
La casalinga che legge la pubblicità poco sa sulla qualità delle pentole in offerta, sa solo che costano poco, che la reclame è simpatica e poi… si parla solo di pentole, affare fatto!
Ora viene da domandarsi: questo modo di pubblicizzare un prodotto o una attività può essere trasferito in ambito della salute?
Un paziente può essere indotto a scegliere un medico o una terapia in base alla stessa logica commerciale dell’acquisto di alcune pentole?
In questi anni, abbiamo assistito a promozioni in campo sanitario inverosimili in termini di prezzi e di prestazioni, che sicuramente disorientano il cittadino, mettendone a rischio la salute. La qualità ha un costo. Questa corsa al ribasso dei prezzi sta selezionando, nel senso darwiniano del termine, una Medicina e soprattutto una Odontoiatria sempre più di basso livello con conseguente serio pericolo per la salute pubblica. Siamo convinti che in ambito sanitario debba essere permessa la pubblicità informativa che permette al paziente di essere edotto a pieno sulle terapie offerte compresi i prezzi, non debba invece essere permessa la pubblicità commerciale che ha lo scopo di attrarre mediante spot promozionali il potenziale ‘cliente’. Il diritto alla salute sancito dall’artico 32 della Costituzione, va tutelato in ogni modo e deve prevalere su logiche di libero mercato e di profitto. Il cittadino deve poter essere messo nelle condizioni di conoscere la terapia proposta e deve sceglierla in base a trasparenti informazioni cliniche ed economiche che gli vengono fornite. La sua scelta non deve in alcun modo essere condizionata da offerte commerciali o messaggi pubblicitari che possono influenzarne la libera e ragionata scelta.
Per questo motivo abbiamo chiesto a Legali tra i più esperti sull’argomento di redigere un Parere Pro Veritate sulla Pubblicità sanitaria e il risultato è stato clamoroso: secondo il nostro impianto giuridico in ambito sanitario sarebbe permessa solo la pubblicità informativa trasparente e non quella commerciale/promozionale. L’Agcom nel sanzionare la Federazione degli Ordini dei Medici avrebbe così dato una interpretazione estensiva dell’impianto normativo non costituzionalmente corretta.
Come Ordine di Milano abbiamo così deciso all’unanimità di andare in adiuvandum nella causa pendente in Consiglio di Stato contro la Federazione per sollevare in quella sede la questione della legittimità costituzionale della interpretazione data dall’Agcom.
Ci accingiamo a combattere una battaglia nell’interesse di tutti i nostri pazienti perché venga ancora una volta affermato che il diritto alla salute è un principio che deve prevalere su qualsiasi logica commerciale e di profitto.
Il Presidente CAO Il Presidente OMCeO
Andrea Senna Roberto Carlo Rossi