COMUNICATO STAMPA
Il Tribunale di Milano, con la sentenza 1430 del 2 dicembre, ha riconfermato precedenti sentenze secondo le quali il medico, anche quando opera all’interno di una struttura, non ha un rapporto ‘contrattuale’ con il paziente. Pertanto, se dall’atto medico discende un danno, l’onere della prova spetta al paziente e la prescrizione è quinquennale. Al contrario, il paziente continua ad avere con la struttura un rapporto di tipo contrattuale da ‘contatto sociale’ e quindi spetta alla struttura provare il proprio corretto adempimento e la prescrizione è decennale.
In altri termini, in base alla corretta interpretazione della legge Balduzzi del 2012, non è più il medico a dover provare la propria correttezza professionale, ma è il paziente che deve provare la colpa del medico.
“Si tratta di una sentenza che, riconfermando l’orientamento del Tribunale di Milano – ha commentato Roberto Carlo Rossi, Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano -, tenuto conto dell’orientamento opposto finora manifestato dalla Corte di Cassazione, concorre a fare giurisprudenza. Come Ordine milanese avevamo pubblicamente e ripetutamente sollevato e costruite le occasioni di confronto per portare all’attenzione della Magistratura il problema.
“Come ho avuto già modo di dichiarare in passato – conclude il Presidente di OMCeO Milano –, queste sentenze, nel momento in cui diventassero orientamento corrente della Magistratura a livello nazionale, tutelerebbero meglio sia i pazienti e sia il Servizio Sanitario Pubblico, perché farebbero venir meno alcune delle ragioni della cosiddetta ‘medicina difensiva’. A fronte di precedenti sentenze particolarmente onerose, che hanno fatto lievitare i premi assicurativi, infatti, molti medici non si sono più limitati a praticare solo le linee guida e le buone pratiche accreditate dalle comunità scientifica, ma si sono ‘difesi’ richiedendo esami diagnostici non necessari per il paziente e particolarmente onerosi per il Servizio Sanitario, oppure si rifiutano di trattare i casi più complicati e a rischio denuncia”.