“PIU’ REALISTI DEL RE” DL SULLA PREVENZIONE DELLE FERITE DA TAGLIO E PUNTA NEL SETTORE SANITARIO

La  recente  pubblicazione  sulla  G.U.  del DL  19/14  relativo alla  prevenzione  delle  ferite  da  taglio  o da  punta nel  settore  sanitario  (in  recepimento  della  direttiva  europea 2010/32/UE),  oltre  a  sommare  altre  incombenze  ad  una gestione  dell’attività  professionale  già  sufficientemente vessata  dal  punto  di vista  burocratico (questo  DL integra la  famosa  legge  81/08  aggiungendo,  nel  caso,  anche importanti sanzioni), suscita parecchie perplessità che offrono  spunti  per  alcune  considerazioni. Aggiungo,  amare.

Per  essere  chiari,  il  punto  non  è  tanto  la  necessità  di  un protocollo  per  la  prevenzione  delle  suddette  ferite  e  la conseguente  prevenzione  di  infezioni  come  l’HIV,  l’HbC etc,  punto  universalmente  condiviso  (affrettiamoci  pure ad  aggiornare  il  nostro  Documento  di  Valutazione  dei  Rischi),  quanto  l’imposizione  di  un  obbligo  di  sorveglianza sanitaria  che  tradotto  in  pratica  significa  nominare  un “medico  competente”.

È  questo  che  non  si  capisce,  a  cosa  serva  questa  nomina:  infatti,  se  l’obiettivo  della  sorveglianza  sanitaria  è  prevenire  i  rischi  connessi  ad  una esposizione professionale, il medico competente non può certo impedire il singolo  evento  traumatico  accidentale  la  cui  prevenzione  rientra  nell’ambito  delle  competenze  dell’RSPP,  funzione  che  può  pacificamente  essere svolta  dal   datore  di   lavoro  ( vedi   articolo  successivo).

Qualcuno  potrebbe  anche  pensare  che  si  tratti  di  un  acritico  recepimento della  relativa  direttiva  europea.  Assolutamente  no, il DL  19/14 va  ben  oltre  il  dettato  della  normativa  europea  che  semplicemente  rimanda  alla prassi  ed  alla  legislazione  degli  stati  membri  nell’ambito  della  sorveglianza  sanitaria.  (Allegati)

Ma allora, viene spontaneo chiedersi, perché questo è successo? La causa è  semplicemente  l’azione  di  un  legislatore  che  appare  essere  sempre  più distaccato dalla realtà e che basa  le proprie scelte  più su criteri ideologici  che  non  su  fatti  oggettivi  oppure  si  lascia  condizionare,  a  voler  pensar male, da non meglio precisate lobby?

Non  lo  so,  certo  è  che  la  figura  del  “terzo  garante”  assume  rilevanza sempre  maggiore,  inserendosi  come  un  cuneo,  costoso,  nelle  dinamiche professionali  ed  in  un  periodo  ove  la  deburocratizzazione  e  la  riduzione dei costi sopprimibili sarebbero obiettivi virtuosi, a tutto vantaggio di ogni categoria  interessata.

Comunque come Ordine di Milano ci faremo parte utile perché questa volta  prevalga il  buon  senso,  un  buon  senso  che  vorrebbe fosse  riconosciuta la  nostra piuttosto  che  i  dubbi  sulla  nostra  (falsa)  incapacità  di  pensare  a chi ci sta intorno.

Valerio Brucoli 

Nota n.27 FNOMCEO