«RITRATTO DI BUROCRATI ASSERVITI ALLA LEGGE»

Dal Sole24ORE Sanità del 27 maggio 2014

Un medico il cui profilo professionale viene disegnato da qualcun altro: l’ordinamento universitario e le regole organizzative e gestionali imposte da Regioni e Asl. Un medico burocrate, acriticamente asservito alle leggi e al potere statalista. È questa la figura di professionista che, purtroppo, sembra trasparire dalla lettura di alcuni passaggi del nuovo Codice di deontologia medica. Fin dall’inizio, il processo di revisione del Codice di deontologia medica non ha convinto. Non se ne intravedeva e non se ne capisce davvero la necessità. La professione non è di certo così radicalmente cambiata in otto anni; e comunque, se si fosse sentita urgente la necessità di cambiare alcuni passaggi per adeguarli meglio all’assetto legislativo corrente e/o aggiungere due o tre articoli, si sarebbero potute mettere in atto queste operazioni senza una riscrittura radicale e ab ovo del Codice stesso. In ogni caso, come sempre, l’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Milano ha deciso di mettersi in gioco e di partecipare in pieno al dibattito di revisione del Codice. Purtroppo, il testo elaborato contiene almeno due punti difficilmente digeribili. Il primo e più importante riguarda la definizione delle competenze del medico. È un elemento che non deve trovare posto in un Codice deontologico: necessiterebbe di una definizione di natura legislativa, definizione che il Senatore Bianco non è stato in grado di portare avanti in parlamento e/o come presidente della Federazione. E un elemento che ci restituisce l’immagine di una professione tutta “in difesa”, poco orgogliosa del proprio ruolo, spaventata dall’attacco di altri profili sanitari che si stagliano all’orizzonte del nuovo millennio. Tuttavia, lo strumento codicistico non si presta a contrastare questo “attacco” e, soprattutto, il risultato è paradossale. Infatti, la lettura dell’articolo tre del nuovo Codice ci restituisce la figura di un medico asservito alle innovazioni organizzative e gestionali messe in campo dalle aziende pubbliche (e private). Inoltre, per poter chiarire in breve cosa è e cosa fa il medico fa riferimento al corpus dell’ordinamento universitario delle facoltà di Medicina e di Odontoiatria. L’altro elemento che proprio è impossibile da accettare è l’obbligo deontologico di assicurarsi. Ancora una volta si insegue la legge, e il Codice, invece che mostrare la strada, arranca faticosamente dietro la maldestra opera del Legislatore. Sappiamo che moltissime compagnie sono uscite (forse bisognerebbe dire: sono scappate) dal mercato della responsabilità civile del medico e dell’odontoiatra. Moltissimi colleghi hanno ricevuto la disdetta della propria polizza senza aver mai avuto sinistri. Il Legislatore, di cui il Presidente Bianco fa parte, non ha saputo risolvere questo problema, poiché ha obbligato i medici a stipulare polizze ma non è mai riuscito a imporre l’obbligo alle compagnie di assicurare i medici (così come accade nel campo dell’Rc auto). Il risultato è che l’obbligo per il medico viene prorogato di anno in anno, in attesa di una soluzione. E cosa fa la Federazione? Impone ai medici di assicurarsi: così se un collega non trova una compagnia disposta a stipulare con lui una polizza, dovrà pure essere sottoposto a procedimento disciplinare: una situazione davvero assurda. L’Ordine di Milano, con il proprio ufficio legale, sta valutando il da farsi. In linea di principio nessun ordine provinciale è obbligato ad adottare il Codice appena approvato. Tuttavia, per evitare difformità sul territorio del nostro Paese, la soluzione più corretta potrebbe essere quella di un ripensamento dei passaggi più controversi del testo appena licenziato.


Roberto Carlo Rossi
Presidente OMCeO Milano